Il lungo addio

Solo qualche ora fa’ i miei colleghi più consumati mi avevano dato una dritta molto importante:

Non ti dilungare con gli anziani, e attento alle vedove, ma solo se vuoi superare il periodo di prova ragazzo!
Ma non li ascoltai, diedi fiducia a mia madre invece, che ripete sempre “con quella lingua venderesti un’anguria persino ad un’aragosta!”

Ma erano già le 15 e 48, e visto che uscire da questo appartamento stava diventando parecchio complicato, mi annotai mentalmente di ridimensionare un po’ il mio ego, non mi andava di riprendere a scaldare il divano dei miei genitori.

_Vedo che ha già finito la sua tisana, ne vuole un’altra tazza?

_No, la ringrazio… e quindi se davvero non le serve nulla io la lascerei…
_E i biscottini? che fa i complimenti? li mangi, li mangi pure tutti.

Ero seduto su questa poltroncina dagli sbiaditi motivetti floreali da più di 1 ora, e ancora questa diabolica vecchietta non voleva saperne di cedere.

_Le ho già mostrato questo nuovo prodotto per disinfettare il frigorifero?
_No, ma per quello io uso l’aceto, da quando nel 52 mio padre comperò il nostro primo congelatore.
_hmm capisco… e allora questo nuovo prodotto per il viso?
_Uso l’amido di riso.
_Questo invece è un ottimo emoliente per il corpo
_Olio d’oliva.

_Deodorante per armadi?
_Malva.

Maledetti rimedi di sta nonna, pensai, devo andarmene da qui, e di corsa.
_Ma lo sa che mi ricordi tanto Tonino, non sarà il nipote di Tonino?
_Mi spiace signora ma io sono di Milano, non non credo di conoscere nessun..
_AH! Milano, io e il mio Aldo ci andavamo sempre negli anni 70.

Mentre la signora raccontava con trasporto le sue scorribande giovanili, io senza interrompere il contatto visivo, moolto lentamente cominciai a rimettere prodotti e campioncini nella valigetta.

_signora mi duole interromperla ma io…
_Si? Le preparo un’altra tazza?

Improvvisamente un’idea.
_Sa, ho cambiato idea, mi andrebbe proprio.

_Che bellezza, allora vado subito a mettere l’acqua sul fuoco!

Con passo lento ma deciso la vecchina si avviò verso la cucina, e appena varcata la soglia balzai in piedi correndo verso l’uscita.

Ma entrando non avevo notato il sistema di catene e catenacci che separava quell’appartamento da malintenzionati o il resto del mondo.

Afferrai a caso uno dei 5 pomelli della porta e cominciai a tirare, prima in una direzione poi nell’altra. niente, non si muoveva.

_Ancora Karkadè? L’anziana proprietaria chiedeva dalla cucina.

_Sarebbe magnifico! Urlai tentando di nascondere l’agitazione.

Strattonai altri due pomelli, una maniglia e un catenaccio ottenendo lo stesso inutile risultato.

_Allora ci siamo quasi! Esclamò di nuovo.
Preso dal panico mi guardai attorno in cerca di qualcosa di utile, ma l’unica ad attrarre la mia attenzione fu un largo mobile in radica e vetro con sopra svariati centrini e quello che sembrava un albero genealogico formato da foto feline incorniciate e con al centro il ricordino di un signore pelato con gli occhiali e un sorriso stanco.

Feci un profondo sospiro rassegnato, e mi rimisi ad aspettare la terza tazza di karkadè sulla poltroncina a fiori.